Devo
a mio suocero Mario Burroni, tra i primi a scommettere su Principina a mare, e
a mia moglie Maria Grazia, aver conosciuto questi luoghi. Prima distrattamente,
poi, venendone gradualmente assorbito, come da una fascinazione che riconduceva
ai primordi del tempo, dove i segni della cultura e dell’insediamento umano si
diluiscono fino a perdersi nella vastità spietata e assorta dei paesaggi
incontaminati.
Lontani
dalle radio e dai colori, pur belli, degli ombrelloni, è dato perdersi nei
suoni eterni del vento e della risacca, in colori tenui sui quali dilaga e
gioca l’interminabile danza della luce.
I
tronchi … come dire delle storie a cui alludono le radici divelte, le superfici
levigate dal lavoro quotidiano degli elementi, le nervature che ne rivelano il
tessuto profondo, le forme fissate in uno spasimo di vita-e-morte. Mi trovo a
volte a riconoscerli, anno dopo anno, a salutarli quasi (e senza quasi), a
rallegrarmi che nessuno li abbia asportati dal luogo che ne ospita la memoria e
la maestosa-dimessa presenza. Quasi epifania.
Con
questi luoghi, e con le presenze che li abitano, si è intessuta in questi anni
una fitta trama di pensieri sparsi, di evocazioni, di rimandi a tempi altri forse
neppure vissuti ma di cui siamo partecipi per il fatto stesso di essere a
questo mondo.
Ne sono nati talvolta brevi versi poi configuratisi
in forma di haiku - quelle composizioni in stile giapponese composte da tre
versi di 5-7-5 consonanti – o immagini catturate da una pellicola fotografica.
Diapositive prima, poi, ormai da anni, foto catturate con macchinette
monouso . Un ripiego, all’inizio, dal
momento che la salsedine e la sabbia mettevano spesso fuori uso l’apparecchio fotografico.
Scelta elettiva, poi, nell’intento di promuovere iniziative di affinamento al
gusto dell’immagine nelle scuole dove la sensibilità avesse maggior peso dello
strumento tecnico.
Quale
bellezza salverà ilo mondo? Si chiedeva Dostoevskji. Difficile dire.
Certo … poter cogliere nella Natura quei messaggi che parlano così intimamente
all’animo forse è l’unico modo per preservarla nella sua sovrana ed essenziale
maestosità.
Riccardo Zerbetto è
medico psichiatra e psicoterapeuta didatta. Ha lavorato per oltre venti anni in
servizi di salute mentale e per le tossicodipendenze. E’ direttore del Centro
Studi di Terapia della Gestalt, un orientamento di derivazione analitica che da
particolare rilievo ai processi creativi e alla Gestalt Art. Già presidente
della European Association for Psychotherapy (EAP) e della Federazione
Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP.) è presidente di
Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio e coordina la Sezione su
Psicoterapia e mito del World Council for Psychotherapy. Ha presentato
due mostre fotografiche a Carloforte in Sardegna su temi di Arte Natura di cui
è un cultore. Sul tema degli haiku ha pubblicato una raccolta su Poesia Breve
"Carteggio" a cura di
Franco Manescalchi e Liliana Ugolini, Edizioni Polistampa
E-mail: cstg@mclink.it - www.psicoterapia.it/cstg - www.ArteNatura.net